Social o Dunbar?

Una rete sociale è un gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami sociali. Secondo l’antropologo Dunbar le dimensioni di una rete sociale in grado di sostenere relazioni stabili sono limitate a circa 150 membri.

Ma sui social network è sempre più frequente trovare profili che contano ben più di 150 amicizie.
La domanda allora è: in questi casi, in una rete molto più numerosa di 150 persone, queste riescono realmente a entrare in relazione, comunicare, influenzarsi?
Ha ragione Dunbar o i social network?


Forse entrambi. Ma è necessario capire bene come.
L’idea che i social network ci consentano di parlare alla “massa” è vera e ingannevole al tempo stesso. Ingannevole perché ogni persona, realmente, riesce a parlare e a farsi ascoltare, normalmente, da un numero ristretto di persone (qualche decina). Ed al tempo stesso vera perché ogni decina di persone riesce a farsi ascoltare da qualche altra decina, e così via. Quindi nel comunicare “social”, ovvero interattivo, a differenza dei linguaggi pre-interattivi (stampa, tv ecc.), l’efficacia non la ottengo tanto se immagino di destinare il mio contenuto a una massa enorme di persone, e dunque lo conformo – come in una pubblicità tradizionale – a questo, ad esempio con qualcosa di molto stravagante e urlato da colpire tante persone. Quanto piuttosto giocando sulla relazione diretta e partecipata di ogni singolo con qualche decina di persone del suo universo virtuale più stretto.

Come sostiene Anthony Kosner, parafrasando il buddista Pema Chodron, forse l’atteggiamento più interessante è avere sempre in mente, più che i Big data, la cerchia dei nostri “piccoli dati” e relazioni.


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