Social Barbie?


C’è differenza tra un social network e un altro? Facebook, Twitter, Linkedin, e prima ancora i blog e i forum, non sono certo tutti uguali. Ma la differenza dov’è? Che uno è più diffuso, un altro si basa su pochi caratteri, oppure sui curricula?

Un social network mette in relazione le persone, le fa interagire. Ma quello che più caratterizza un social è piuttosto il tipo di ruolo che ti fa giocare. Proprio come un giocattolo.

Prendiamo una bambola, ad esempio: la bambola classica, con le fattezze da cucciolo, Cicciobello, mette chi ci gioca nel ruolo di fargli da mamma/papà, da adulto che se ne prende cura; la bambola tipo Barbie, invece, con le fattezze di ragazza, mette chi ci gioca in un ruolo differente, ovvero quello di amica/o in cui rispecchiarsi, con cui relazionarsi e divertirsi, non certo più di accudire.

I social, quando funzionano, fanno questo: creano un mondo, o meglio ricreano uno spazio antropologico preciso, e consentono di giocare un ruolo differente da un altro social.

Facebook ci spinge a giocare, scherzare, rimorchiare, informarci con leggerezza, esaltare bravate… proprio come se fossimo al college (mondo da cui è nato); ci fa dunque vivere, impersonificare il ruolo dello studente liceale, universitario.

Twitter ci fa vivere in sala stampa, come giornalisti sempre dietro a una news, più veloce e più breve proprio per far prima, al passo coi tempi, affogati nel mare di notizie, in tempo reale, uomo postmoderno e aggiornatissimo in mezzo ad altri come lui, in un club di vip e media molto esclusivo. Come in un club esclusivo le cose si affermano, ma per accenni, senza spiegare troppo. Chi ha accesso al club sarà uno di noi, e capirà.

Linkedin ci fa sentire in ufficio nel ruolo di seri professionisti, molto preparati e agganciati di relazioni di un certo livello (o nella speranza tale), ad esprimere l’orgoglio di chi, come quando andavano di moda, mostrava il proprio bigliettino da visita cercando di stupire con quanti più dott-ing-general-consultant-e-via-dicendo.

I forum ti fanno sentire a scuola, e scegli che tipo di scolaro sei: si gioca tutti insieme, ma ognuno al suo banco, il timido, lo sbruffone, la maestra, i moderatori, le cartelle, tutto in un bell’ordine gerarchico di argomenti e sottoargomenti.

Il blog è la cameretta personale, ci fa tornare adolescenti pieni di tormenti ma con alte inclinazioni che affiorano appunto nella completa solitudine della propria stanza; è  lo spazio tutto nostro, che ci piace in qualche modo tornare ad avere per risentirci così come allora, quando ci chiudevamo a chiave, magari anche sbattendo la porta, e nessuno – genitori, figli, lavoro, emergenze – poteva disturbarci.

Resta vero che i social network mettono in relazione le persone fra loro ma, per permettere che avvenga questa relazione, prima ognuno deve mettersi addosso un ruolo, un ruolo in un contesto, deve assumere una parte. Se vogliamo giocare insieme, dobbiamo scegliere il tipo di gioco, e il tipo di gioco ci riveste automaticamente di un ruolo. Per questo è naturale che si sviluppino social network differenti, uno per ogni “gioco/ruolo” possibile o quantomeno fondamentale, in modo da poterci sentire in vari modi. E i social che non riescono a definire questo "contesto" e i relativi ruoli, cercando di essere generali e totalizzanti (vedi Google+) non hanno presa.
Relazionarci con gli altri è la funzione dei social network. Meno evidente, ma decisiva, è quella che ci permette di diventare qualcun altro, interpretare un ruolo all’interno di un preciso contesto, e cominciare recitare, giocare, essere social.

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