Disintermediazione o verità rivelata (e allora Lutero?)

Golztius, di Peter Greenaway

Un commento all'Era del Sospetto
che dovremmo combattere con la nostalgia della fiducia alla verità rivelata.
Attenzione, facciamo attenzione!


Dunque il male sarebbe che ognuno può dire la sua, che non ci sono più voci istituzionali pubblicamente riconosciute che dicono la #verità, che nessuno è più credibile, che ognuno può pensare e divulgare le proprie fregnacce (ops, #postverità) che rischiano di diffondersi quanto le cose vere, che tutti possono essere vittime del #sospetto, di un vero o finto #factchecking e #debunking… così che alla fine non si capisce più niente. In una parola il male di questa epoca sarebbe la #disintermediazione.
E che per “tornare a stare bene” abbiamo bisogno di ritrovare la #fiducia, abbiamo bisogno della #verità rivelata, inquadrata, legittima.

ECCO NO, io non ho nessuna nostalgia dell’epoca della verità del Corriere della sera, forse perché mi ricordo com’era quel mondo, e sì, capisco che viviamo una fase di transizione in cui tutto ci appare così instabile e difficile, da far venire voglia di riaggrapparsi a sicurezze del passato. Ma è un clamoroso errore. “Quando la gente smette di credere in Dio, o nel Corriere della Sera, non è vero che non crede in niente, perché crede in tutto”.
Ecco, il punto non è se credere in dio o in tutto. Il punto è che il 2.0 sta all’anno 2000 come Lutero e Gutenberg al XVI secolo. 

Non si tratta di dio, ma delle sacre scritture
, o meglio di chi ha, o avrebbe, il permesso e la legittimità di leggerle e spiegarle, rivelare la verità. Si tratta del clero, di chi può esercitare il potere della verità. A me piace l’idea che ognuno possa rivelarsela da sé senza troppa intermediazione (e amo Cristo tra le altre cose quando dice “io sono la via la verità la vita”, che secondo me l’aveva già detto come stavano le cose: non lui, ma ognuno di noi è quell’io). So che la riforma protestante ci ha messo tempo per trovare il proprio centro dopo una inevitabile prima fase di smarrimento e estremismi farneticanti (anche le prime autovetture causavano tanti morti sulle strade, ché la gente non era abituata né a guidare né a passeggiare condividendo la carreggiata con questi mostri di velocità).
Ma propendo senz’altro per andare avanti su questa strada, e dimenticare facili nostalgie, che in Italia chiameremmo da prima repubblica, di verità rivelate e calate dall’alto.

La riforma protestante, l’idea di una autointerpretazione della parola di dio, non più filtrata… è un pensiero che ha potuto partorire l’epoca #PostGutenberg, la stampa a caratteri mobili. Ed è un pensiero che ha scardinato il mondo, il potere, le idee tutte.
Oggi, con il digitale, viviamo una frattura molto simile a quella. Tecnologica quanto filosofica, etica, politica, una totale rivoluzione del sapere.
Andiamo avanti, nonostante le sponde degenerative che ogni novità all’inizio porta con sé e che oggi chiamiamo, tra le altre cose, #bufale, #posttruth, ecc. senza farci intimorire. Passeranno, troveremo anticorpi, ma teniamoci il bambino della rivoluzione copernicana, la stampa, la riforma protestante, il rinascimento, la prospettiva, la rivoluzione scientifica e l’epoca delle grandi esplorazioni… Ovvero il futuro che sta lì davanti a noi, sempre meno rivelato da qualcuno, ma da scoprire un pezzo per volta, ognuno facendo la propria parte. Lo troviamo un modo per accordare le tante, singole verità (magari cominciando ad andare nel profondo di ciascuno, scopriamo che c'è qualcosa che si somiglia?), diamoci modo e tempo: è un'avventura senz'altro più affascinante che tornare a una sola verità rivelata (dal Corriere della sera, poi!!!).




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