POLLICE IN GIU'



Caro Palihapitiya,
che ora da pentito spargi angosce apocalittiche sull’uso dei social network, male assoluto da cui tenersi lontani (gli altri, perché tu ci ha costruito capitali) sostenendo che “abbiamo creato un sistema di gratificazione che sta distruggendo il modo normale in cui la società funziona”, ti chiedo:
qual era il modo normale in cui la società funzionava? Non l’ho capito.

Io so che con i social posso:
- sentire spesso persone che non ho modo di incontrare altrimenti (per via delle distanze, del tempo)
- osservare cosa pensano amici e non di ciò che accade nel mondo, che idee si fanno, e senza necessariamente doverci discutere, posso semplicemente ascoltare
- conversare con persone esperte di un tema (professori, guru, sapienti) che non avrei mai potuto raggiungere in altro modo
- promuovere le mie attività professionali o aziende che trovo meritorie facendole conoscere a un gran numero di persone che non avrei mai raggiunto, in varie parti del mondo, a costo zero o comunque con budget possibili
- organizzare eventi oppure partecipare a iniziative che non avrei nemmeno saputo esistessero
- conoscere continuamente persone nuove, che a volte diventano presenze care della mia vita
- entrare in contatto, solo ascoltando o anche dialogando, con persone così differenti (per età, provenienza, lingua, cultura, ideologie, vita, credenze, ecc.) dalla mia abituale cerchia
- rintracciare o venire rintracciata da persone che viceversa perderei: artisti dopo uno spettacolo, conoscenti dopo una festa, motociclisti dopo un raduno e via dicendo
- con le persone a me care riesco a tenere uno scambio più intenso e vario di quanto quotidianamente potrei altrimenti
- ricevere stimoli e curiosità di approfondimento su temi per me molto interessanti di lavoro e conoscenza, grazie alle segnalazioni di altre persone, che da sola non sarei mai stata in grado di intercettare
- fare due risate spesso con le battute, le vignette, i commenti di varia ironia immediata
- ottenere al volo consigli su qualche problema o curiosità o necessità o dubbi (acquisti, soluzioni, info varie)...

E sì, poi ci sono le fake news, i thread di insulti e finti dialoghi muro contro muro, la radicalizzazione del confronto, il linciaggio, l’ego e la vanità, l’infantile gratificazione dei feedback.
Mi chiedo però esattamente in quale epoca l’umanità sia stata esente da veline, propaganda, fabbrica del consenso, indottrinamento, stupidità, roghi, necessità di farsi una reputazione, radicalismo da ultras. Firmato: i capponi di Don Abbondio.

Stante che questi aspetti negativi c’erano già (e spesso molto più pericolosi per la sopravvivenza) nelle epoche pre internet e pre social, allora io, se tu e le tue società di venture capital non vi offendete troppo, continuerei a tenermi i lati positivi della faccenda, serena che il male assoluto se c'è risiede altrove ;) Tanti baci e auguri di buon natale :*

Postilla:

Occuparsi delle fake news senza insegnare il linguaggio digitale
(alle vecchie come alle nuove generazioni) - e senza nemmeno capirlo che siamo di fronte a un nuovo linguaggio (ovvero un nuovo paradigma dell’apprendimento, nuova sintassi, grammatica, struttura del pensiero, ecc. e non solo una tecnologia) - sarebbe come insegnare a non sporcarsi con l’inchiostro della penna ad uno che non sa scrivere.

Un nuovo linguaggio (il digitale come un tempo la scrittura) nasce perché il mondo diventa più complesso (siamo tanti di più e tanto più collegati, per cui tutto s’è moltiplicato in dimensioni inimmaginabili) e i precedenti linguaggi non ci consentono più di comprenderlo, seguirlo, gestirlo.
La complessità sta nel mondo così “aumentato”, non nel linguaggio che cerca di comprenderlo. Le fake news sono un pezzo inevitabile di questa grande confusione dovuta all’essere in tanti e tanto connessi. Non sono causate dal linguaggio.

Al contrario, il linguaggio (come sempre fanno i linguaggi) serve ad esperire il mondo, a rappresentarlo, in questo caso a simularlo, proprio con l’obiettivo di comprenderlo.
Quando ci accaniamo contro le fake news, stiamo solitamente sbagliando bersaglio. Le soluzioni sono: o diminuire la complessità del mondo e tornare a un mondo enormemente più piccolo, breve, e chiuso (no grazie ;) ), oppure apprendere meglio il linguaggio che è in grado di comprendere questa complessità.

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