Travolti dalla barbarie


Replica all’articolo di Annamaria Testa su Internazionale



AT - Oggi affrontiamo un bombardamento cognitivo che non ha precedenti nella storia.  Information overload, sovraccarico d’informazioni.

Verissimo.
Un intellettuale, o anche semplimente una persona curiosa, a questo punto si chiederebbe: come mai? Non è che magari siamo diventati improvvisamente quasi 8 miliardi e, oltre a questo, questi miliardi di persone sono incredibilmente più connesse di prima? Non sarà quindi che questo bombardamento cognitivo è frutto del fatto che sopravviviamo in tanti, e in tanti possiamo dire qualcosa?
E questo è bello o brutto? Così, per capire intanto l’approccio.

AT - Bene: si considera che la mente umana possa elaborare un massimo di 120 bit di informazione al secondo.

Come dimostra l’ambito delle ricerche che cita più avanti nell’articolo (quella dei pesci rossi), i nostri neuroni stano velocizzando a ritmi incredibili la loro risposta agli stimoli.

AT - Più cose abbiamo a cui stare attenti, meno riusciamo a prestare attenzione.

Domanda: ma il nostro obiettivo qual è? prestare attenzione? la durata dell’attenzione?
O non piuttosto processare le informazioni utili alla nostra sopravvivenza e miglioramento?

AT - Più cose abbiamo di cui tenere conto, più cerchiamo scappatoie che ci mettano al riparo dall’intollerabile fatica di dover prendere troppe decisioni con troppe variabili.

Ed ecco si arriva al cuore della faccenda.
I
ntollerabile fatica? Intollerabile??? vorremmo tornare a un mondo dove non fare continue scelte? Dove le cose ci vengono date e dobbiamo prenderle per quello che sono? Il fulmine che ci fulmina?
Prego, la fila di quelli che vogliono tornare al medioevo si allunga. Buffo, ma ormai sempre più frequente, trovarci insieme sovranisti e intellettuali.

AT - Infine, più cose ci sono che confliggono per catturare la nostra attenzione, più rischiamo di prestare attenzione a quelle non rilevanti.
Quando facciamo fatica a capire perché abbiamo troppi elementi a disposizione, e il nostro cervello non ce la fa a considerarli e valutarli tutti, e a farlo in tempo utile.

Si chiama scelta, bellezza.

AT - Tutto ciò pregiudica la nostra capacità di recepire, selezionare e comprendere gli stimoli che veicolano informazioni importanti per noi.

Non la pregiudica affatto, anzi. Al più puoi dire che è stancante. Ma è una stanchezza che scegliamo, rispetto al riposo dell’accettare le cose così come sono, dell’assenza di nuovi stimoli, di nuove informazioni che potrebbero migliorarmi, di nuove interazioni che potrebbero darmi cose piacevoli

AT - Se la capacità di prestare attenzione diminuisce, e se contemporaneamente cresce la disponibilità di informazione, la competizione per catturare la scarsa attenzione delle persone si intensifica a dismisura. E si gioca su emozioni forti come rabbia e paura, su titoli urlati, sulla tossica capacità di sorprenderci delle notizie false.

Cosa che sapevano dai tempi di Omero, o della tragedia greca, o delle fiabe. 
Per catturare l’attenzione, bisogna raccontare storie forti, memorabili e possibilmente incarnate.
La falsità delle notizie invece è un’altra cosa. Suggerisco di tornare all’epoca in cui l’informazione, ad esempio in Italia, era data dal solo Tg dell’unica rete Rai e da una manciata di quotidiani. Che ovviamente dicevano tutti tutta la verità, mica come ora!

AT - L
a consuetudine tossica e la condivisione di stimoli altamente drammatici può renderci più insensibili e meno coinvolti.

Dunque quando nemmeno avevamo contezza degli ennemila fatti che succedevano al mondo, eravamo più sensibili a quei fatti?  

AT -
Decide l’algoritmo. Per resistere alla fatica del decidere, cerchiamo di esternalizzarla, e di lasciarla, quando è possibile, agli algoritmi. Se cerchiamo qualcosa con Google, e ci accontentiamo dei primi risultati prodotti dalla prima parola chiave che abbiamo scritto, in realtà lasciamo che sia un algoritmo a decidere quali sono le informazioni a cui dobbiamo esporci.

Non avevo dubbi che prima o poi si arrivava all’algoritmo! 😁😁😁 il demonio!!!!!!!!
E qui siamo all’ignoranza pura. Siccome non so minimamente cosa sia un algoritmo, penso che sia il demonio, che lui scelga per me! Se sapessi che l’algoritmo è un sistema per dare un ordine alle cose, e tu conosci quel sistema (ad esempio, che so, un po' di seo per cominciare), ecco che l’ordine contribuisci proprio tu a crearlo, insieme agli altri che conoscono quel sistema.
Anche l’invenzione dell’Encyclopédie era questo: un sistema per mettere ordine alle informazioni (cosa viene prima e cosa dopo). Per altro un sistema del tutto aritrario (più arbitrario dell’ordine alfabetico!!!): eppure, chi conosceva questo sistema sapeva sia dire quel che voleva, che trovare qul che cercava, senza gridare al gomblotto giudaico plutocratico o quello algoritmico, a seconda.

AT (citando Harai) - La tecnologia distrugge il libero arbitrio 

La tecnologia è quel sapere umano che consente il libero arbitrio. Fuori della conoscenza, della cultura, dello strumento, della tecnologia, c'è solo la barbarie, il destino: l'insieme di cose che ti capitano (sia come singolo che come collettività) e che devi accettare supinamente, ovvero senza poter scegliere.


Qui l'articolo completo a cui si fa riferimento www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2019/01/28/travolti-dalle-informazioni

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