Sorvegliati di tutto il mondo, unitevi!


Ed eccolo è arrivato, immancabile anche a inizio anno, l’ennesimo articolo di terrorismo digitale, quel mantra che vede in Internet il male assoluto, lo spazio dove si addensa il Grande Altro, padre del futuro apocalittico e sorvegliato che ci aspetta. Si intitola "Sorvegliati di tutto il mondo, unitevi!" di Oliviero Ponte Di Pino, ed ha il grande merito di riassumere bene un po’ tutti i punti solitamente colpevoli della catastrofe che incombe sui poveri 4 miliardi di internauti, con ottime citazioni, rimandi e bibliografie.
Siamo vittime di un ossessivo e vorace panopticon, sprofondati in un nuovo totalitarismo, ignari come le cavie degli esperimenti degli etologi.
Ve ne siete accorti sì? E allora come
Salvare una zona di intimità di fronte all'invadenza dei dispositivi? Come difendersi dalla violenza ‘oggettivante’ degli algoritmi?

Forse abboccando un po’ meno a questi terrorismi e diventando un po’ più scaltri digitali, così da non farsi spaventare da inutili sciocchezze?

Ecco 5 modi per farlo e saper rispondere ai pericoli dell'ossessivo e vorace panopticon:

Secondo l’articolo, riassumo:

  1. Le persone sul web fondamentalemente sono stupide, veri babbei (sì sì anche tu che stai leggendo rientri nel mucchio!): stanno su una pagina pochi secondi, frequentano solo le grandi testate, seguono l’effetto pecora, leggono contenuti mediocri e poco costosi, si fanno influenzare dalle loro precedenti scelte e gusti e dalle recensioni e passaparola.

    Ora, a parte il dato di visualizzazione pagine che così come riportato dall'articolo non ha senso, io stamattina al bar non ho sentito tutti discutere del discreto fascino del simulacro di secondo ordine in Baudrillard. Inoltre il barista, proprio come alcuni vecchi nei bazar in Oriente, mi confida: il meccanismo per attrarre gente? attrarre gente 😜

  2. Il web costa (pensa!), più sei grande, più sei avvantaggiato (le aziende digitali con ampi contenuti, hardware migliore, personale più qualificato, più popolari e frequentate, sono favorite). E poi, signora mia, più personalizzi e più fidelizzi.


    Lo so, sembrano banalità assolute. E infatti.
    Aggiungo solo: prova a pubblicare e diffondere, che so, a 100.000 persone interessate all’argomento, un contenuto tuo (senza essere già giornalista o scrittore affermato) attraverso i media tradizionali, stampa e tv. Poi prova a usare una sponsorizzata su facebook. Ti dico subito il costo della seconda prova: poche decine di euro. E ancora: in questi anni ho creato sul web siti e contenuti con milioni di visitatori. Dal niente, assolutamente niente. Secondo voi sarebbe mai stato possibile prima di internet?

  3. "I giornali locali di carta erano una spina dorsale della democrazia".


    Questo no, fatico a commentarlo. Penso solo ai tabloid. Ma anche a tante altre testate. E no, niente, non riesco a commentarlo. Non ce l'ho con la stampa, anzi, ma nemmeno col web. C'è del buono dove c'è del buono. Punto. Le spine dorsali della democrazia sono poche, sempre, e devi avere spina dorsale per saperle distinguere. Generalizzare, secondo me, significa non averne.

  4. “Le informazioni espropriate agli utenti producono un advertising mirato sempre più preciso e dunque più convincente”.


    Ecco, ci risiamo: un mare di babbei (come gli indigeni con le perline) che cede i propri dati, like e reazioni alle grandi aziende digitali in cambio di servizi gratuiti e pubblicità profilata. Ma santo cielo, cosa ci impedisce - se proprio lasciare queste tracce ci ossessiona - di seminarne di... casuali?

  5. E per finire: I social ci rendono “vittime del confronto sociale che ci porta all'invidia”.


    Qui fa quasi tenerezza... E questo mi rinfresca un ricordo: mia mamma era nata in un paesino umbro negli anni '30 del '900. Avete idea di quanto contasse l’accettazione sociale o la riprovazione, la buona nomea, il bisogno di essere ben considerati, visto che fuori da quelle mura non c’era altra possibilità di vita? E dell’invidia che serpreggiava e da cui era impossibile allontanarsi?
    Ora, cancelli un profilo e ne apri un altro, anzi dieci. Così, tanto per dire. 
Su una cosa sono perfettamente d'accordo con l'autore. Il primo passo è la consapevolezza e l'acquisizione di uno spirito critico (specie quando vi considerano, indiscriminatamente e genericamente, tutti babbei). 

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